Il complesso di Villa Lattes, acquistato dal Comune di Istrana nel 2004 dal Comune di Treviso, unitamente ai terreni circostanti, è costituito da un corpo villa con due ali adibite a barchesse, una oratorio e diversi edifici coevi, in origine destinati alle attività agricole, cui si unisce il parco storico, ornato da due statue del Marinali e i busti dei dodici Cesari acquistati da Bruno Lattes nel 1938, successivamente inseriti come elementi d’arredo alle vasche ad uso peschiera del parco nord, nel ridisegno generale del giardino avvenuto in quegli anni.
GIORGIO MASSARI
Villa Lattes, terminata nel 1715,
è un importante edificio realizzato dall’architetto veneziano Giorgio Massari
(1687-1766), autore di altre importanti residenze patrizie a Venezia e nella
zona dell’Asolano. Tra le sue opere di maggior pregio e notorietà vanno
ricordate a Venezia, Palazzo Grassi e la Chiesa di Santa Maria della Pietà, mentre
in terraferma Villa Pola Pomini a Barcon di Vedelago, Villa Perussini a
Castelcucco, il Duomo di Possagno e i rimaneggiamenti di Villa Filippin a
Paderno del Grappa e Cà Corner della Regina a Cavasagra di Vedelago.
VILLA LATTES: UNO SCRIGNO DI PREZIOSI GIOIELLI DA SCOPRIRE
Un sentito ringraziamento al personale del 51° Stormo che, con professionalità e motivazione, ha contribuito con questo video, a valorizzare la ”Nostra” Villa Lattes da sempre un gioiello di storia, architettura e tradizione del nostro territorio. L’entusiasmo dimostrato nella realizzazione di questo filmato è sinonimo di quel legame che da decenni caratterizza i rapporti tra la cittadinanza di Istrana e le donne e gli uomini del 51° Stormo dell’ Aeronautica Militare
La residenza, che il Massari
continuò certo a frequentare durante la vita di Paolo Tamagnino, passò poi alla
sua stessa proprietà, quando Tamagnino morì. Successivamente, la villa fu, dal
1766 al 1772, di Giandomenico Bianchi, poi della famiglia Negri, e dal 1842 di
Abramo Lattes, nonno dell’avvocato Bruno Lattes, ultimo proprietario. Fu
quest’ultimo che la riportò agli antichi fasti, facendone la propria dimora e
il luogo dove, nel tempo, collocò la sua vasta ed eclettica collezione di opere
e reperti di famiglia, oltre che la singolare ed eccezionale collezione di
carillons ed automi, raccolta nell’ultimo periodo della sua vita, quando a 55
anni, abbandonata l’attività forense, si dedicò alle sue grandi passioni e al
recupero integrale dell’avita dimora.
L'ARCHITETTURA
La villa è un’armoniosa costruzione a due piani con la sala al centro che attraversa tutto il corpo della fabbrica, cui si aggiunge un terzo piano, limitato solo al corpo centrale, con foratura a trifora nel salone e tipico timpano sommitale collegato al cornicione con due ali spioventi che riecheggiano motivi tardo barocchi e che fanno da raccordo con le parti estreme della facciata.
Ai lati del fabbricato due
semplici e belle barchesse terminano con muri curvi che si stemperano nel muro
di cinta, incorniciando un giardino ovale chiuso in un ideale abbraccio dal
poderoso edificio, quasi a raccogliere lo spazio e rendere più intimo il
rapporto fra la casa e il giardino.
L'ORATORIO
Sul lato ovest si erge un oratorio ancora adorno degli arredi e dotazioni d’epoca, nonché impreziosito dai dipinti dell’Amigoni e da bassorilievi. Tra questi, anche un bassorilievo (attribuito a Giovanni Bonazza 1654-1736) che raffigura un Paolo Tamagnino sorridente, in contrasto con la severa parrucca secentesca. L’oratorio è a pianta ottagonale, coi fianchi allungati, tipica costruzione che riassume in sé tanti spunti rielaborati dal Massari negli anni seguenti e leggibili in altre sue fabbriche religiose. A fianco dell’altare, si trovano due grate in legno scolpito, forse anch’esse disegnate dal Massari. La decorazione pittorica è limitata alle due opere dell’Amigoni, che dipinse “L’Immacolata” per l’altare e “Il Padre eterno in Gloria” sul soffitto.
LE BARCHESSE
Le due barchesse, perfettamente integre nella forma e sulle facciate principali, denotano invece pesanti manomissioni interne e alle forometrie sul lato nord. I portici delle due ali ed in particolare quello a occidente, sono riccamente impreziositi con altre opere, come la Fontana dei Putti e la collezione di reperti, quali terrecotte e frammenti lapidei provenienti dai lavori di scavo del Canal Novo di Venezia, inseriti con i lavori di rinnovamento del 1938.